“La Bellezza” è un valore, una qualità che possiamo percepire e cogliere ma non completamente spiegare, rimandando a qualcosa oltre la dimensione del sensibile. È questa una delle eredità del pensiero Greco: la forma bella richiama un’essenza-idea, il modello astratto che tentiamo di conformare e riconoscere nel concreto.
Un valore che definiamo “estetica superficiale” si irradia nello spazio e nel tempo e sedimenta a livello culturale una bellezza più profonda, di tipo “ancestrale”. Queste due forme di bellezza possono diventare gli ingredienti per vincere la crisi del sistema Italia e creare quella “differenza” che il mercato richiede alle nostre imprese.
Il senso della bellezza va però affinato, stimolato e qualificato. Richiede un’azione e una mediazione culturale. Richiede alle imprese e alle organizzazioni di farsi interpreti della bellezza attuandola e rendendola pervasiva nei propri prodotti, servizi, processi, strutture e sistemi organizzativi.
“Essere impresa” richiama quindi una bellezza ancora più profonda perché “filosofica”, ispirata da concetti e valori in grado di orientarne la crescita, sostenibile e coerente. La bellezza in questo senso è impresa, al tempo stesso unica e universale.
Con Gabriele Centazzo, imprenditore, designer e visionario, in qualità di interprete di questo modo di essere e di fare impresa.