Umberto Facchini - Archivi Fotografici 1956 - 1986 |
Treviso, dal 20 Ottobre al 18 Novembre 2018 Umberto Facchini - Archivi fotografici 1956 - 1986 Il ritratto di un architetto trevigiano attraverso la sua ricerca fotografica.
A cura di Luca e Nicola Facchini
Galleria Spazio Solido Via Inferiore 53°, Treviso
Dal 20 ottobre al 18 novembre 2018 Inaugurazione venerdì 19 ottobre alle ore 18:00 Presentazione di Alberto Passi
La mostra sarà aperta dal 20 ottobre al 18 novembre 2018 con i seguenti orari: da martedì a venerdì 17:00 - 19:30 sabato e domenica 10:30 - 12:30 / 17:00 - 19:30 chiuso il lunedì
Profilo biografico Umberto Facchini (Villafranca di Verona, 1 ottobre 1935 - Treviso, 13 giugno 2004). L'iscrizione allo IUAV, nel 1956, costituisce l'occasione di entrare in contatto con alcuni dei talenti chiamati da Giuseppe Samonà ad insegnare nella scuola di Venezia: tra gli altri, Bruno Zevi, Ignazio Gardella, Carlo Scarpa, Franco Albini, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Giancarlo de Carlo. Gli esordi professionali dello studio Bandiera e Facchini, aperto a Treviso nel 1962 con Paolo Bandiera -compagno di scuola fin dall'adolescenza-, sono complessi. L'attività progettuale non solo è divisa, come era normale in quegli anni, tra architettura, interni (di abitazioni e negozi) e oggetti di arredo, ma anche caratterizzata da "deviazioni", talora temporanee e imposte dalle circostanze talaltra in ambiti laterali alla professione, come la pratica della fotografia industriale e della grafica pubblicitaria, che, tuttavia, assumeranno nel tempo un'identità precisa. Nel 1968 avviene il fondamentale contatto con l'azienda produttrice di mobili Faram. Il progetto di una camera da letto modulare laccata bianca, viene messo in produzione e riscuote un notevole successo; ciò consente una "stabilizzazione" dell'attività dello studio che, a partire da questi anni, inizia a occuparsi in maniera continuativa dello sviluppo di elementi modulari per l'industria mobiliera, oltre che di progettazione architettonica. Nel primo settore diviene sempre più importante il rapporto con Faram: nei tre lustri successivi lo studio segue infatti la progressiva evoluzione tecnologica dell'azienda che va specializzandosi in prodotti per l'ufficio; Facchini diviene art director della Faram, oltre che consigliere d'amministrazione. Il regesto dei progetti di architettura rivela in effetti una peculiare mescolanza di professione e ricerca. La pratica professionale è infatti punteggiata da numerose partecipazioni a concorsi, di cui alcuni realizzati. Oltre a queste prove sono soprattutto le "occasioni di architettura" a rivelare l'imprinting veneziano. Il loro carattere ha fatto sì che esse si configurassero, di volta in volta, come interessanti sperimentazioni mirate, rigorosamente rispondenti alle condizioni definite dal programma e al contempo svolte con la massima cura e dedizione. Opere i cui esiti sono stati talora felicemente "condizionati", a monte, dall'attivo coinvolgimento del committente –è il caso, tra gli altri, della villa Fanna (1973); opere che fanno trasparire le suggestioni derivate da numerosi viaggi "di istruzione", filtrate però dalle convinzioni e dagli interessi dei progettisti e reinterpretate alla luce delle condizioni particolari dei luoghi in cui sorgono –come appare con particolare evidenza nei progetti per gli uffici della Sile (1965) e per le grafiche Vianello (1975). All'inizio degli anni novanta Umberto Facchini inizia a ritirarsi dall'attività. Alberto Bassi
L'esposizione L'esposizione è il pretesto di chi gli ha voluto bene, per raccontare il percorso umano e professionale di Umberto Facchini attraverso le sue fotografie. La fotografia è stata una delle sue grandi passioni, vissuta come intimo strumento espressivo, non esattamente come professione. Gli scatti ci rimandano alla personalità dell'uomo e dell'architetto e alle sue visioni, inquadrando in parte un periodo storico, trevigiano e internazionale, connotato da grande vivacità culturale. Fotografia come filo conduttore, briciole, di tutta una vita, ma anche come momento di riflessione formale, legata alla sua professione di architetto e designer: la foto come feedback di un progetto a sottolinearne la credibilità, suo naturale prolungamento espressivo; e fotografia a volte dell'indicibile, quasi a voler fermare delle intuizioni, appunti che raccontano del suo stupore per la vita. L'arco temporale, 1956-1986, è contrassegnato dagli scatti in b/n della campagna intorno a Dosson, dove è cresciuto, dalle dia del Delta del Po, suo luogo di astrazione, fino agli still life delle sue "creazioni". Un rapporto con la fotografia curioso, sperimentale, solo apparentemente professionale, mediato da una passione compulsiva per gli strumenti per fare le foto. Rolleiflex, Leica, Hasselblad, Contax, Nikon, Sinar, Polaroid riconducono a quella sua inesausta voglia di precisione, di perfezione, di tecnologia avanzata in grado di dargli l'opportunità, tutta per sé, di cogliere ogni respiro, ogni battito, di catturare ogni possibile luce. Così anche la camera oscura, dopo lo scatto, per una ricerca formale mai esaurita. Facchini non aveva l'abitudine di conservare e molto materiale, di fatto, l'ha gettato; d'altra parte il "click", come detto, più che per la futura fruizione, sembrava gli servisse per incasellare quel preciso momento nella sua memoria ed esperienza espressiva. Facchini, uomo di segni, innamorato del bello, catturato infine dalla musica come forse più alta, indicibile e impalpabile delle arti umane, non era un fotografo, ma certo un filosofo della fotografia. E come tante persone di ingegno, visionarie, precorreva i tempi. L'impostazione non antologica è motivata dalla volontà di suggerire un'interpretazione libera delle immagini. Alberto Passi
La galleria Spazio Solido Il gruppo SPAZIO SOLIDO, formato da Giuseppe Cangialosi, Moris Valeri, Alberto Salvadori, Andrea Menegotto, Simone Gobbo e Massimo Galeotti, si forma con la volontà di portare avanti un dibattito culturale, scientifico e concreto sui temi della cultura contemporanea. In una nuova piccola sede in Via Inferiore 53A nasce un'altra opportunità per mostrare, vedere, riflettere e condividere.
L'allestimento L'allestimento, all'interno del recentemente restaurato spazio della galleria Spazio Solido, è quasi interamente realizzato con strutture e pannelli luminosi, per offrire una visione diversa e suggestiva delle immagini. Saranno esposte anche elaborazioni fotografiche dell'autore e le diapositive e i negativi originali. È stato realizzato grazie alla generosa collaborazione con ABS Group, Microstudio e Simplex. Le scansioni sono di Piero Mazzoli. Partner: Bellini Canella, I Bibanesi e Goppion Caffè.
INFO: www.umbertofacchini.it |